Digitale, Pmi italiane più mature su cloud e IoT.

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Le Pmi italiane migliorano il loro livello di digitalizzazione, grazie a una maggiore adozione delle soluzioni cloud e, in parte, IoT. Ma procede a rilento l’attivazione di canali e-commerce, nonostante la spinta impressa dalla pandemia. Il livello di intensità digitale del 60,3% raggiunto nel 2021 è lontano dal target europeo per il 2030 (90%), pur se superiore alla media Ue27 (56%), e colloca le Pmi italiane al decimo posto, sopra quelle tedesche (59%) e francesi (47%).

Lo rivela l’indagine di Istat che fotografa la situazione italiana in merito agli indicatori del Digital economy society index (Desi) per le piccole e medie imprese.

Pmi italiane conquistate dal cloud

A livello europeo la transizione digitale è misurata attraverso indicatori chiave sullo stato della digitalizzazione in termini di infrastrutture abilitanti, competenze, utilizzo da parte di individui, famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Alcuni di questi indicatori sono inclusi nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi). Nel programma della Commissione europea delineato dalla “Bussola digitale 2030” il Desi è stato ulteriormente rafforzato come strumento di monitoraggio per il decennio digitale e per individuare i target da raggiungere entro il 2030.

L’andamento nel tempo degli indicatori della transizione digitale stimati in Italia nell’anno 2021 mostra, da una parte, lenti miglioramenti – in analogia con la media Ue27 – nell’area del commercio elettronico delle Pmi: il 17,9% ha venduto online.

Dall’altra, si registrano importanti accelerazioni nell’adozione di servizi cloud di livello intermedio o sofisticato (52% contro una media Ue27 del 35%; 75% l’obiettivo europeo 2030) e nell’utilizzo di almeno due social media (27%; +10 punti percentuali dal 2017).

IoT e Ai nelle imprese più avanzate

Le attività relative alle innovazioni tecnologiche più avanzate, quali Internet delle cose e intelligenza artificiale, ricorrono tra le prime quattro combinazioni di tecnologie Ict adottate, ma solo tra le Pmi che hanno già implementato altre attività di base e quindi sono connesse a gradi di digitalizzazione alti e molto alti.

Nel 2021 sono il 32,3% le imprese con 10 addetti e più che utilizzano almeno un dispositivo intelligente (IoT), un incremento del 9% rispetto al 2020.

Il 6,2% delle imprese ha dichiarato di utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per almeno una delle sette finalità proposte (8% la media Ue27), quota che arriva al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’Ict e raggiunge incidenze maggiori nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%), nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (15,7%).

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E-commerce, crescita a rilento

Nel 2020 la percentuale di imprese con almeno 10 addetti che hanno effettuato vendite online continua a essere contenuta (18,4%) e, sebbene si sia registrato un incremento di due punti percentuali rispetto all’anno precedente, resta sotto la media Ue27 (23%). Una crescita più consistente riguarda le imprese con almeno 250 addetti che sono anche più attive nel mercato delle vendite elettroniche (44,5%, da 40,2% nel 2019) rispetto a quelle con 10-49 addetti (17,2%, da 15,2% nel 2019).

Il 18,9% delle imprese ha dichiarato di aver avviato o incrementato nel corso del 2020 gli sforzi per vendere beni o servizi via Internet e reagire alla situazione creata dall’emergenza Covid. Ad attivarsi sono state soprattutto le imprese operanti nei settori più interessati alle vendite online e colpite dalle misure di contenimento, quali il settore ricettivo, agenzie di viaggio e tour operator, attività editoriali e commercio al dettaglio.

Il parametro della Integration of digital technology del Desi 2021, misurato con dati 2020, pone l’Italia al decimo posto in Europa. Sostituendo i valori di alcuni indicatori della dimensione con quelli rilevati nell’anno 2021 relativi a e-commerce, cloud, Erp e social media, il nostro Paese avrebbe scalato due posizioni raggiungendo l’ottava posizione nella dimensione ma senza riuscire a superare il ventesimo posto della graduatoria finale del Desi.

Digitalizzazione alta solo per il 20% delle Pmi

Il comportamento delle imprese è stato valutato rispetto a 12 caratteristiche specifiche che contribuiscono alla definizione annuale dell’indicatore composito di digitalizzazione denominato Digital intensity index utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà.

In generale, l’80% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca ancora a un livello basso o molto basso d’adozione dell’Ict, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate. Il restante 20% svolge invece almeno 7 delle 12 funzioni, posizionandosi su livelli alti o molto alti di digitalizzazione.

Il 60,8% delle imprese con almeno 10 addetti ha un livello di digitalizzazione di base e occupa il 78,1% di addetti.

Con riferimento ai 12 indicatori per classe di addetti, il divario maggiore (oltre 30 punti percentuali) si riscontra nell’adozione di software gestionali di condivisione delle informazioni come Erp e Crm. Per tutti gli altri indicatori si registrano differenze tra i 19 punti percentuali dell’intelligenza artificiale e i 28 punti percentuali per l’adozione di dispositivi intelligenti e l’utilizzo di almeno due social media.

La quota di piccole imprese che svolgono attività digitali cresce fino all’adozione di quattro attività per poi ridursi rapidamente; la quota delle grandi imprese raggiunge invece il suo massimo intorno alle otto attività per poi registrare una diminuzione.

La connessione in banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s è la tecnologia diffusa nella maggior parte delle imprese (78,3%) anche tra quelle che la adottano come unica tra le 12 analizzate (67,1%).

Fonte : CorCom

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